Si legge libertà ma si scrive schiavitù
Quando parliamo di imprese e lavoro ci vengono in mente sempre dei “luoghi comuni”, come può essere la storia di Silvio Berlusconi, o dei “Padroni” del sindacalista Landini.
Questo, negli ultimi mesi, sta riscoprendo una nuova gloria grazie alla battaglia contro Renzi o, più generalmente, contro i “padroni”.
Ora io mi chiedo:
ma è veramente possibile al giorno d’oggi che il dibattito sul #lavoro in #Italia sia rimasto fermo a questo punto?
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— Voglia d'Innovazione (@Voglinnovazione) 22 Gennaio 2016
Non voglio prendere le difese di Berlusconi, lui è stato quello che è stato, un capitolo ridicolo dell’Italia, ma è mai possibile che quello che acquista consensi sia il sindacalista che non sa difendere altri che i metalmeccanici?
Sì, perché se voi avete avuto modo di ascoltare Landini saltuariamente nelle interviste, sembra che nel mondo del lavoro non esistano altri impieghi oltre a quello del povero metalmeccanico disgraziato.
Il grande problema dei sindacati è la cecità in cui si trovano: non riescono ad adeguarsi ai tempi, finendo per paralizzare un Paese dietro delle posizioni obsolete.
Una rappresentazione del sindacalismo in Italia la fa un PERFETTO Maurizio Crozza.
Ed è qui che volevo arrivare. Ci sarà mai qualcuno che si occuperà anche dei professionisti con partita IVA, costretti a mettersi in proprio per poter sopravvivere?
Quanto ci metteremo a capire che anche la titolare della piccola bottega sotto casa soffre degli stessi problemi del lavoratore dipendente?
La verità è che gli italiani sono schiavi delle proprie posizioni, che, con la scusa dell’ideologia, vengono mantenute, anche quando tutto il contesto cambia.
Ci ostiniamo a dire che questa sia libertà , ma in un paese che non va avanti, in realtà significa essere schiavi di sé stessi.